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Traduzioni dall’arabo e le prime università

L’Europa – e tutto l’Occidente in generale – deve molto alla cultura islamica del Medioevo. A partire dal XII secolo, infatti, fino alla metà del XIII, un’enorme quantità di documenti di provenienza islamica fu tradotta dall’arabo in latino. Erano testi che spaziavano dalla matematica alla medicina, dalla filosofia alla magia e all’astrologia. La loro traduzione contribuì enormemente alla trasmissione del sapere in particolare in tre aree geografiche dove cristiani e mussulmani erano maggiormente in contatto: la Spagna, soprattutto in Andalusia; la Sicilia e il Medio Oriente.

Gli Europei erano fortemente affascinati dalle vaste conoscenze degli Arabi soprattutto in campo scientifico. Le loro scoperte teoriche e tecniche – all’avanguardia per quel periodo – comprendevano, ad esempio, la creazione di astrolabi, di strumenti per la medicina e per la misurazione del tempo, attrezzature per l’irrigazione e così via.

Le scienze arabe

Già agli inizi del XII secolo Adelardo di Bath, filosofo, matematico e astrologo britannico, fu tra i primi a mostrare grande ammirazione per le scienze arabe. Adelardo ricevette la propria istruzione in scuole legate all’ambito delle cattedrali, sia in patria che all’estero. Egli racconta che portò uno dei propri studenti in un famoso centro di apprendimento a nord est di Parigi e stipulò con lui un patto: gli disse di imparare al meglio ciò che gli avrebbero insegnato in Francia, mentre lui si sarebbe dedicato, nel frattempo, a studiare la cultura araba. Qualche anno dopo si sarebbero incontrati nuovamente per discutere e confrontare i risultati di quanto appreso dalle due culture. Adelardo visitò quindi il principato di Antiochia – importante centro culturale del vicino Oriente -, e poi la Sicilia.

Dopo 7 anni, fece ritorno per un confronto con il proprio discepolo. Adelardo descrisse gli studi arabi come innovativi ed emozionanti e considerò quelli francesi tradizionali e noiosi. Il punto centrale di contrasto, a suo parere, stava nel fatto che gli Arabi “usano il cervello, la razionalità, mentre i francesi si basano sull’autorità. Come gli animali sono condotti con un cappio, senza sapere dove li si stia conducendo, né perché, e si limitano a seguire la fune con la quale vengono tirati; così il cappio del mondo conduce molte persone verso il pericolo, in quanto esse accettano ciò che viene detto loro senza metterlo in dubbio. Quindi perché avere un cervello, se non pensi con la tua testa?”. (traduzione libera, cit. prof. Burnett)

John of Salisbury – scrittore e prelato britannico, una delle maggiori figure culturali del Medioevo – nella metà del XII secolo dice che i mussulmani sono i soli a comprendere e ad applicare la geometria per condurre l’osservazione degli astri.

Daniel di Morley, nello stesso periodo, si trasferisce dall’Inghilterra a Parigi e descrive le accademie francesi piene di professori “più simili agli asini che agli uomini”. Quando scopre che gli studi degli Arabi stavano fiorendo a Toledo, la nuova capitale spagnola, vi si trasferisce e collabora con i più grandi traduttori della scienza e della filosofia araba, tra cui Gherardo da Cremona.

I traduttori di Toledo

Fu a Toledo, nella seconda metà del XII secolo, che venne completata la maggior parte delle traduzioni in latino. Qui, Domenico Gundisalvo, filosofo, traduttore e arcidiacono della cattedrale, e Gherardo da Cremona, detto “Il Maestro” per la sua spiccata intelligenza, intrapresero la traduzione di testi di psicologia, metafisica, logica, geometria, scienze naturali, astronomia e medicina.

Entrambi lavorarono alla propria versione di un testo arabo sulla classificazione delle scienze, opera di Al Farabi, importante commentatore dell’opera di Aristotele. I testi di Al Farabi fornirono uno schema che i traduttori di Toledo poterono seguire nell’arco di un secolo, dalla metà del XII secolo alla metà del XIII.

Lo scopo principale dei traduttori era quello di recuperare gli antichi insegnamenti di Euclide, Tolomeo, Aristotele e Galeno. In particolare, tutto il sapere che riguardava la geometria, astronomia, filosofia e medicina che era sopravvissuto ai Greci, all’impero Bizantino e agli Arabi. La maggior parte era stata scritta originariamente in lingua greca ma furono tradotti dagli studiosi di Baghdad nel IX secolo in arabo, a volte tramite il siriaco.

Traduttori ebrei

Altri traduttori approfittarono della diaspora degli studiosi ebrei che avevano coltivato il sapere arabo essendo vissuti sotto governi islamici. Domenico Gundisalvi, ad esempio, infaticabile traduttore di documenti del pensiero filosofico greco-arabo si faceva aiutare da Giovanni Ispano (Ibn Dāwūd), ebreo, il quale traduceva parola per parola l’arabo in castigliano che Gundisalvi traduceva poi in latino. Le opere di questo gruppo di traduttori ebbero grande influenza in Occidente. La traduzione, ad esempio, de “Il Canone della medicina” di Avicenna (980 – 1037), medico musulmano, divenne il più importante trattato di patologia medica dal Medioevo per diversi decenni a venire (da Enciclopedia Treccani).

A partire dagli inizi del XII secolo molte traduzioni furono completate anche in diverse città italiane: a Pisa, Venezia, Catania, fino a quando, nel XIII secolo, l’intero corpus delle traduzioni, venne revisionato e migliorato. Ad esempio, Michael Scott, che si era trasferito da Toledo a Palermo alla corte di Federico II, terminò in Sicilia l’impresa di tradurre in modo sistematico le opere di Aristotele sulle scienze naturali dall’arabo.

Traduzioni dall’arabo e le prime università

Non è casuale che il periodo in cui avviene la traduzione dei testi di Aristotele dall’arabo al latino coincida con la nascita delle prime università in Europa. Le traduzioni vennero mandate o portate dai luoghi in cui erano state composte, la valle dell’Ebro, nel nord della Spagna, a Toledo, Antiochia, Napoli; prima nelle cattedrali e nelle scuole monastiche, poi nelle città in cui si svilupparono le università, come Parigi, Padova, Oxford, Cambridge e Salamanca. Le traduzioni divennero quindi i testi adottati dalle università che cominciavano a sorgere proprio in quel periodo e diedero vita a commentari, adattamenti e riassunti da parte di scrittori latini, ma la fonte araba originaria non fu mai dimenticata.

Si trattò di una delle più grandi rivoluzioni culturali della storia e fu avviata proprio da un gruppo di traduttori che godevano eccezionalmente di uno status di protezione. Potevano infatti lavorare senza essere perseguitati. Soprattutto in Spagna cristiani, mussulmani, ebrei, ortodossi, eterodossi collaboravano fianco a fianco. Erano tutti grandi amatori della cultura, grandi cultori delle lingue, grandi sapienti. È grazie a loro che ancora oggi possiamo accedere ad un immenso universo culturale che altrimenti ci sarebbe rimasto sconosciuto. (Tratto da una lezione di Carlo Sini, Professore di Filosofia Teoretica all’Università Statale di Milano)

Galactus Traduzioni ringrazia la dott.ssa Elena Montrasio per il suo contributo.

Estratto tradotto e adattato dall’intervento di Charles Burnett, professore ordinario di Storia delle Influenze Islamiche in Europa, Warburg Institute, University of London presso l’Institute for Cultural Diplomacy. 14 ottobre 2016

Immagine: Almanacco pieghevole. Wellcome Collection, Londra