La scorsa estate la città di Taranto ha ospitato nuovamente Richard O’Barry, l’addestratore del famoso delfino Flipper, della cui triste storia abbiamo già parlato in un nostro precedente articolo.

Da quando uno dei delfini che interpretava Flipper gli è morto tra le braccia, dopo essere stato costretto per anni a esibirsi in una piscina per divertire il pubblico, Richard ha cambiato vita. Ha deciso di dedicarsi totalmente alla protezione di questi magnifici mammiferi e alla loro liberazione dalla prigionia della cattività, dando così vita al Dolphin Project.

Tradurre in barca

Agosto 2025, R. O’Barry e due volontarie si riposano sul catamarano

La traduzione dei libri 

Nel 2017, dopo la traduzione italiana dei suoi due libri Dietro il sorriso dei delfini e Per la libertà dei delfini a cura di Elena Montrasio, collaboratrice di Galactus Traduzioni da lunga data-, O’Barry è stato invitato da alcuni membri della “Jonian Dolphin Conservation” a trascorrere una giornata in mare con loro. L’associazione si occupa della tutela dei delfini che vivono e risiedono nel Golfo di Taranto e organizza giornalmente attività di Dolphin Watching in catamarano. I partecipanti passano mezza o un’intera giornata in mare per collaborare alla ricerca sulle diverse specie di cetacei presenti in quel tratto di mare.

Traduzione del libro di O'Barry

Richard presenta la traduzione in Italiano di uno dei suoi libri

In quell’occasione Richard ha individuato nel golfo italiano il luogo ideale per creare un vero e proprio rifugio per i delfini che sarebbero stati liberati in futuro dalla cattività. Da quel giorno è passato molto tempo: otto anni in cui traduttori e interpreti hanno svolto un incessante lavoro di traduzione e interpretariato per mantenere i contatti tra Richard, il Dolphin Project e la Jonian Dolphin Conservation. Anni passati a tradurre lunghi e complicati documenti burocratici richiesti dai diversi enti di riferimento. Ora siamo felici di annunciare che il progetto del rifugio è quasi pronto. Si pensa che i primi delfini arriveranno nella loro nuova casa entro l’estate del 2026. Finalmente, invece di impazzire perché costretti a nuotare tra le quattro pareti di cemento di una piscina, questi meravigliosi animali vivranno in un ambiente marino del tutto naturale.

Il rifugio nel Golfo di Taranto

Il progetto ha preso il nome di “San Paolo Dolphin Refuge”. Grazie a più di cinquant’anni di esperienza a contatto con i delfini, O’Barry è arrivato a conoscerli molto bene; ha capito subito che il nostro Sud Italia poteva essere per loro un ambiente ideale, sicuro e protetto, per potersi riprendere dalla prigionia. Il progetto prevede la costruzione di una serie di vasche galleggianti all’interno di un’area marina di 7 ettari dove i delfini salvati dai delfinari saranno riabilitati. Non dovranno più esibirsi per il pubblico e forse potranno anche tornare a nuotare in mare aperto.

I delfini seguono il catamarano con i partecipanti al progetto

La sofferenza dei delfini

Per capire meglio quanto possa soffrire un delfino in cattività, riportiamo un breve estratto dal libro di O’Barry, Per la libertà dei delfini:

Alcuni anni fa, a Nassau, nelle Bahamas, ho avuto occasione di studiare un delfino che, costretto in cattività troppo a lungo, era letteralmente impazzito. Lo chiamavano Big Boy. Questo esemplare trascorreva la maggior parte del tempo a sbattere la testa contro il cancello di legno dell’entrata della sua recinzione. Da un lato della cancellata si trovava la sua zona protetta, dove veniva osservato e ammirato con grande attenzione, a volte da centinaia di visitatori. Lo nutrivano con tutto il pesce che desiderava e, insomma, era il padrone indiscusso del proprio ambiente. Al di là della palizzata c’era il mare aperto, il mondo a cui la natura l’aveva destinato. […]

Big Boy presentava problemi diversi. La cattività lo aveva trasformato in un malato di mente. Se fossimo riusciti a riadattare lui, mi ero detto, saremmo stati in grado di riadattarli tutti.” (Traduzione: Elena Montrasio)

Un documentario da Oscar

Nel 2017 O’Barry aveva visitato la città di Taranto anche per la proiezione di The Cove, La baia dove muoiono i delfini. La pellicola aveva vinto il Premio Oscar nel 2010 come migliore documentario, ma aveva anche suscitato numerose polemiche in Giappone per le scene in cui veniva documentata la cosiddetta “mattanza” nella baia di Taiji. Con l’occasione, O’Barry aveva tenuto a Taranto diverse conferenze sul tema della cattività e del violento trattamento riservato ai delfini, un problema di cui si discute da molti anni e che è molto sentito a livello globale anche per quanto riguarda altre specie di cetacei.

Traduttori e interpreti: un ruolo fondamentale

Messaggio bellissimo: cerchiamo di salvare i delfini dalla vita miserabile alla quale sono costretti nelle prigioni dei delfinari. Ma Richard ha 86 anni – una vera forza della natura, non fraintendeteci-, parla solo inglese e capisce pochissimo l’italiano. E qui entrano in gioco i traduttori e gli interpreti che si sono messi a disposizione del progetto. Con grande entusiasmo alcuni collaboratori di Galactus Traduzioni hanno dato la propria disponibilità a fornire supporto linguistico durante tutta la permanenza di O’Barry in Italia. Hanno affiancato Richard nelle situazioni più disparate, passando dal negozio per comprare la scheda Sim italiana alle conferenze internazionali online che presentavano il progetto. Dal ristorante alle riunioni e agli incontri con il pubblico, con gli enti e con gli altri partecipanti al progetto. E anche in barca, pur dovendo alzare un po’ la voce per il rumore delle onde, continuavano a tradurre mentre i delfini si affiancavano e nuotavano liberi.

L’intenso lavoro di interpretariato e traduzione in diverse lingue svolto nell’arco di questi 8 anni ha contribuito così in maniera significativa al successo di alcune tappe fondamentali del progetto.

Traduttori in aiuto dei delfini

Settembre 2025, Richard O’Barry presenta il rifugio dei delfini nel Golfo di Taranto

Tradurre le chiacchiere dei delfini

Chissà se un giorno qualcuno riuscirà anche a tradurre il linguaggio dei delfini. Un articolo apparso su National Geographic Italia il 6 giugno 2025 riporta che i biologi marini ci stanno provando da diversi anni. Gli scienziati del Sarasota Dolphin Research Program in Florida hanno registrato ed esaminato per quasi 40 anni i suoni emessi da questi cetacei e hanno capito che alcuni “fischi” emessi da esemplari diversi erano del tutto simili. Come se condividessero un linguaggio comune. Altri interessanti studi sul linguaggio dei delfini liberi vengono condotti alle Bahamas  da The Wild Dolphin Project ,  un gruppo di studiosi guidato dalla scienziata dr. Denise Herzing.

Se vi interessa conoscere meglio la Jonian Dolphin Conservation, il progetto per il rifugio e saperne di più sul dolphin watching il sito è: www.joniandolphin.it, disponibile anche in Inglese grazie al lavoro dei traduttori di Galactus. E perché no? Magari potreste partecipare ai nuovi progetti previsti per la prossima estate 2026.

Grazie di cuore ai nostri traduttori e interpreti e a tutti coloro che lavorano spesso dietro le quinte per supportare Richard O’Barry, il progetto della “Jonian Dolphin Conservation” e per garantire il benessere degli animali.