A Venezia l’isola degli Armeni
31 luglio 2018. Per la prima volta un presidente della repubblica italiano si reca in Armenia per una visita di stato. S. Mattarella scopre una targa commemorativa in Armeno con traduzione in Italiano, che recita: “Affinché dalle sofferenze del passato nasca un avvenire di pace e di comprensione tra i popoli e gli Stati“.
Armeni trucidati o deportati
Tutti sappiamo o abbiamo sentito parlare, quantomeno a scuola, del genocidio degli Armeni, l’ennesima, orrenda pagina di storia a cui fa riferimento la targa. Tra il 1915 e il 1920 quasi 1 milione e mezzo di Armeni ha pagato a caro prezzo la propria appartenenza etnica. Deportazioni di massa nel deserto e nei campi di concentramento, interi centri abitati “liberati” e proprietà confiscate dal governo con una legge approvata in quegli anni dal parlamento ottomano. Ma questo si può leggere sui libri di storia. Abbiamo preso spunto dalla visita del nostro Presidente per saperne un po’ di più sulla lingua e sulla cultura di questo popolo perseguitato.
Un pezzo di Armenia a Venezia
Non tutti sanno, ad esempio, che uno dei luoghi più affascinanti e misteriosi d’Italia è una piccolissima isola di appena 7.000 mq interamente occupati dal monastero di San Lazzaro degli Armeni. Il plesso ospita una comunità monastica armena di regola benedettina i cui riti religiosi sono svolti interamente in lingua armena. E, cosa ancora più interessante per noi che ci occupiamo di traduzioni e trascrizioni, la biblioteca del monastero conserva 4500 preziosi manoscritti e testi antichi che gli Armeni venerano quali depositari della loro memoria storica e vissuta. Si tratta di testi liturgici, ma anche di opere di letteratura redatte tra il IX° e il XVIII° secolo. Questo piccolo gioiello nascosto e lontano dai comuni percorsi turistici vale senza dubbio il viaggio ed è raggiungibile in vaporetto in pochi minuti.
Armeni: i primi Cristiani “ufficiali”
E ancora. Non tutti sanno che l’Armenia fu la prima nazione a dichiarare il Cristianesimo come religione di stato nel 301 d.C., sotto il regno di Tiridate III. E che a differenza di altre lingue, l’alfabeto armeno ha una precisa data di nascita. Il suo “inventore” fu, nel 405 d.C., il monaco Mesrop Mashtots che, andando in giro a predicare, capì che il popolo non riusciva a comprendere le Sacre Scritture scritte in lingua greca o siriaca. Aveva intuito che era necessario tradurre i testi sacri, soprattutto la Bibbia, in Armeno in modo che la traduzione in lingua corrente potesse facilitarne la comprensione alle masse. La lingua armena è sopravvissuta proprio grazie alla creazione di un alfabeto ufficiale. Dalla traduzione dei libri religiosi, infatti, ebbe inizio una vasta tradizione letteraria che si è perpetrata fino ad oggi.
In teatro un omaggio alla cultura armena
Gli Armeni devono fare i conti con una ferita difficile da rimarginare. Se ne parla poco. Nel nostro piccolo cerchiamo di mantenerne viva la memoria e di celebrare almeno in parte la lunga tradizione linguistica e culturale di questo popolo. In Italia, la comunità armena è ben integrata. Qualche giorno fa, nella piazza di San Miniato (PI) è andata in scena “La masseria delle allodole” (Rizzoli, 2004) trasposizione teatrale dell’omonimo romanzo di A. Arslan, scrittrice italiana di origini armene. Il libro, vincitore del Premio Stresa nel 2004, racconta le sofferenze che questo popolo ha dovuto subire e vanta innumerevoli traduzioni. Dal romanzo è stato tratto anche un film dei fratelli Taviani (2007).
Per coloro che volessero studiare la lingua armena direttamente in loco, Mattarella ha inaugurato la sezione bilingue, Armeno-Italiano, di una scuola di Jerevan. In Italia alcune prestigiose università offrono la possibilità di studiare Lingua e Letteratura Armena, per es., Milano, Venezia e Bologna.